giovedì 21 febbraio 2013

Il nuovo è così: non chiede il permesso. Arriva a casa nostra e nemmeno bussa alla porta. Entra e basta. Il nuovo ci confonde, ci spiazza, a volte ci imbarazza. Il nuovo ci ricorda che il tempo passa con o senza il nostro permesso. Il nuovo ci invecchia ma, a pensarci bene, ci rende anche un po’ bambini. Perché il nuovo ci riguarda, ci impegna, ci costringe ad occuparcene. Il nuovo dipende solo da noi. Forse, questa volta, il nuovo può arrivare davvero. Perché il nuovo è proprio così, non chiede il permesso, arriva a casa nostra ed entra. Ma solo se prima lo abbiamo invitato noi.

mercoledì 30 gennaio 2013


Ogni giorno riceviamo una carezza in dono che come un velo invisibile e sottilissimo si posa sul palmo della nostra mano. Questo velo scompare nel momento in cui viene utilizzato, cioè nel momento in cui la carezza viene data, in qualche modo passata, a qualcuno. Se invece la carezza non viene data, quel velo impercettibile rimane lì sul palmo della mano e il giorno dopo a quel velo se ne aggiunge un altro, diventando un po’ più percettibile. Il giorno dopo se ne aggiunge un altro di velo, e il giorno seguente ancora uno. E così, carezza dopo carezza, quei troppi veli accumulati cominciano ad appesantire le mani, ne irrigidiscono i movimenti, tutte quelle carezze impilate una sull’altra si “solidificano”, e la carezza non è più capace di essere carezza: sa solo essere schiaffo. Dunque, secondo questa teoria, la carezza deve diventare un’abitudine quotidiana. Perché essere gentili, per quanto appaia semplice, non è una cosa naturale, ma qualcosa da tenere in costante allenamento. Di conseguenza, la violenza non è altro che gentilezza anchilosata, detriti di bontà non manifestata, buone intenzioni troppo a lungo rimandate. Per queste bellissime parole ringrazio Adalgisa, la nonna di Lorenzo De Rita.